L’intervento dello stato e l’equilibrio: prezzi minimi e massimi

In questo post ci occuperemo di osservare quali effetti ha (o sarebbe più appropriato dire potrebbe avere) l’intervento dello stato nell’equilibrio tra la domanda e l’offerta.

Troverete anche un video in fondo, che parla di questo argomento.

Leggendo questo post, in particolare, capirete con precisione quali effetti possono avere l’imposizione di un prezzo minimo o di un prezzo massimo da parte dello stato.

L’equilibrio tra la domanda e l’offerta

Abbiamo già visto approfonditamente nel post relativo al modello della domanda e dell’offerta, che l’equilibrio è il punto di intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta.

Graficamente lo rappresentiamo così:

Equilibrio tra domanda e offerta senza intervento dello stato
Equilibrio tra la domanda e l’offerta

Senza l’intervento dello stato, il punto di equilibrio è quello che corrisponde alla quantità q* (quantità di equilibrio)e al prezzo p* (prezzo di equilibrio).

In questo post, proviamo a rispondere alla seguente domanda:

COSA SUCCEDE SE LO STATO IMPONE UN PREZZO MINIMO O UN PREZZO MASSIMO?

Le politiche pubbliche in alcuni casi possono soltanto modificare l’equilibrio, come accade ad esempio con l’introduzione di un’imposta.

Quando lo stato impone un’imposta, l’equilibrio si modifica, ma c’è comunque un equilibrio dato dal punto di incontro tra la domanda e l’offerta.

Mentre quando lo stato interviene nell’economia imponendo dei prezzi minimi o dei prezzi massimi, l’equilibrio potrebbe essere impedito proprio dall’intervento dello stato.

Intervento dello stato: schema sulle politiche che modificano l'equilibrio e politiche che possono impedirlo

Intervento dello stato: prezzi minimi

Le amministrazioni pubbliche a volte si servono di prezzi minimi per raggiungere obiettivi considerati di publica utilità, come ad esempio quello di garantire ai lavoratori un salario dignitoso.

In base all’entità del prezzo minimo imposto, e al punto di equilibrio, questo può essere vincolante o non vincolante.

Prezzo minimo non vincolante

Prima di passare ad osservare come il salario minimo (o i prezzi minimi in generale)possano impedire l’equilibrio, osserviamo che se un prezzo minimo è inferiore al prezzo di equilibrio di mercato, questo prezzo minimo non ha nessun effetto.

Possiamo vederlo in modo più chiaro nel grafico seguente:

Grafico dell'intervento dello stato con un prezzo minimo non vincolante
Prezzo minimo non vincolante

Come possiamo vedere, il prezzo minimo che lo stato ha imposto è inferiore al prezzo di equilibrio di mercato (p*). Quindi il bene preso in considerazione verrà scambiato al prezzo p*, e la quantità scambiata sarà q*. Il prezzo minimo non ha nessun effetto.
Non è vincolante.

Prezzo minimo non vincolante: quando il prezzo minimo è inferiore a quello di equilibrio

Prezzo minimo vincolante

L’intervento dello stato con un’imposizione di un prezzo minimo può impedire che si raggiunga l’equilibrio.

In particolare, questo accade quando il prezzo minimo è inferiore al prezzo di mercato.

Il salario minimo, di cui si parla spesso nel dibattito politico, è un prezzo minimo (il prezzo del lavoro).

Per capire questo concetto, basta guardare al lavoro come se fosse un servizio qualsiasi.

C’è un’offerta di lavoro (rappresentata dai lavoratori), e c’è una domanda di lavoro (da parte delle imprese, alle quali serve il lavoro dei lavoratori).

Negli stati nei quali vige il salario minimo, la legge vieta ai datori di lavoro di pagare un salario inferiore al livello minimo.

Indichiamo con w il salario orario.

Ipotizziamo di osservare un mercato del lavoro rappresentato graficamente come segue:

Intervento dello stato con un prezzo minimo vincolante
Prezzo minimo vincolante (salario minimo)

Nel grafico indichiamo nell’asse delle ascisse la quantità di ore lavorate, e nell’asse delle ordinate abbiamo il salario orario: w (il prezzo del lavoro).

La domanda, indicata in rosso, è la quantità di lavoro richiesta dalle imprese per ogni livello di salario orario.
L’offerta di lavoro, indicata in blu, indica le ore di lavoro che i lavoratori sono disposti ad offrire, in corrispondenza di ciascun salario orario.

Se lo stato non intervenisse, ci sarebbero L* ore di lavoro lavorate all’anno, al salario w*.

Il salario minimo crea disoccupazione

Se c’è un intervento dello stato, che impone un salario minimo SUPERIORE a quello di mercato, ci saranno tanti lavoratori disposti a lavorare a quel salario minimo (in particolare Ls), e meno imprese disposte ad assumere a quel salario orario (Ld).

La differenza tra i due, è la disoccupazione. Ci sono lavoratori disposti a lavorare, ma non ci sono imprese disposte ad assumerli a quel prezzo.

Notiamo come un provvedimento volto ad aumentare il benessere dei lavoratori, finisce con il creare disoccupazione.
Le ore di lavoro lavorate saranno Ld, al salario minimo.

L’introduzione del salario minimo impedisce il raggiungimento dell’equilibrio di mercato.

Gli unici beneficiari dell’imposizione di un salario minimo sono coloro i quali mantengono l’impiego (vengono pagati di più).

Nei casi in cui lo stato impone un salario minimo vincolante, la situazione che abbiamo visto nell’ultimo grafico, è definita equilibrio con disoccupazione.

Intervento dello stato: prezzi massimi

L’intervento dello stato a volte può consistere nell’imposizione di prezzi massimi, per calmierare i prezzi di alcuni beni considerati di pubblica utilità.

Ad esempio, al prezzo dei beni di prima necessità (come il pane), può essere imposto un tetto che impedisce di vendere quel bene ad un prezzo superiore a quello imposto.

Anche qui, ci sono due possibilità: il prezzo massimo può essere non vincolante (e quindi non avere alcun effetto sul raggiungimento dell’equilibrio), oppure può essere vincolante (e dunque impedire l’equilibrio).

Prezzo massimo non vincolante

Se il prezzo massimo è maggiore del prezzo di equilibrio, l’imposizione del prezzo massimo non ha nessun effetto.

Si parla in questi casi di prezzo massimo non vincolante.

Rappresentazione grafica di un prezzo massimo non vincolante
Prezzo massimo non vincolante

Lo stato impone un prezzo massimo che è superiore a quello raggiunto liberamente dal mercato. Quindi questo prezzo non ha nessun effetto (potrebbe averlo se uno shock che fa spostare la curva di domanda o la curva di offerta portasse il prezzo di equilibrio al di sopra del prezzo massimo).

Prezzo massimo maggiore del prezzo di equilibrio: prezzo massimo non vincolante

Prezzo massimo vincolante

In alcuni casi, il prezzo massimo imposto dall’intervento dello stato impedisce il raggiungimento dell’equilibrio di mercato.

In questi casi si parla di prezzo massimo vincolante.

Vediamolo graficamente:

Intervento dello stato con un prezzo massimo vincolante
Prezzo massimo vincolante

Come vediamo, senza un’intervento dello stato, il prezzo di equilibrio sarebbe p*, e a quel prezzo la quantità scambiata sarebbe q*.

Quando lo stato interviene con un prezzo massimo vincolante, ci sono più persone che vorrebbero acquistare a quel prezzo (per via della legge della domanda), ma le imprese sono disposte ad offrire una quantità inferiore a quel prezzo (in particolare qs).

Dunque c’è un eccesso di domanda.

Nel mercato, verrà scambiata la quantità qs al prezzo massimo imposto.

Chi beneficia dell’introduzione del prezzo massimo, quindi, sono soltanto quei consumatori che riescono ad acquistare il bene (lo pagano di meno), mentre altri consumatori non potranno comprarlo (a meno che non si crei un mercato nero, in cui lo scambio avviene a prezzi superiori a quello massimo).

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Video sull’equilibrio con intervento dello stato attraverso prezzi minimi e prezzi massimi

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